Il mercato dell’arte si riprenderà
“… In un momento buio come questo una luce, anche se tenue, continua a brillare. E’ la luce dell’arte, l’attività umana che a me piace definire come la più utile fra quelle inutili…. E’ quella che più di ogni altra può aiutarci a sconfiggere l’isolamento che ci opprime”.
Francesco Bonami
Il termine “crisi”, di derivazione greca (κρίσις), originariamente indicava – dal verbo greco κρίνω: “separare” – la separazione. Una sconnessione temporale tra un prima e un dopo, un punto di rottura e separazione, ma anche di cambiamento e di svolta rispetto a una situazione precedente. Il tempo è quello che oggi ci offre questa quarantena forzata causata dal Coronavirus e che ci obbliga a una riflessione su un sistema dell’arte che negli ultimi anni ha mostrato inevitabili e diverse problematiche. Quello che appare evidente è stato nell’ultimo decennio un proliferare di fiere, aste, nuove case d’asta, biennali, premi, gallerie, che si è tradotto in una offerta eccessiva e un calendario insostenibile. Sicuramente il mercato dell’arte si riprenderà, come ha sempre fatto dopo una grande crisi economica, perché lo sviluppo e la sopravvivenza del mercato artistico sono naturalmente legati all’andamento dell’economia. Il mercato si risollevò anche dopo il crollo della borsa di New York nell’ambito della crisi del ’29. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’arte ha iniziato a essere considerata un investimento solido, un bene rifugio contro l’inflazione; New York in particolare è stata il centro nevralgico di questa evoluzione in campo economico e artistico, creando, con un sistema di gallerie, tutte le caratteristiche del mercato moderno. In Europa nel primo dopoguerra il mercato francese riprese vitalità così come quello italiano negli anni ‘ 60 del boom economico. Nel 2001, a seguito dell’attacco alle Torri Gemelle, abbiamo vissuto una nuova grande crisi economica che ha coinvolto anche l’arte; tuttavia il suo mercato ha sempre dimostrato di essere un’economia in grado di risollevarsi, tanto più che nel 2007 le transazioni dell’arte contemporanea hanno superato quella del periodo impressionista, cardine tradizionale del mercato internazionale. L’ultima e la più vicina crisi finanziaria a cui possiamo guardare è quella del 2008, con il crollo della Lehman Brothers, che si è naturalmente riflessa sull’andamento del mercato dell’arte nel 2009, caratterizzando una crisi profonda delle transazioni nelle aste di arte. Ma anche in questo caso il mercato ha saputo riprendere forza, con un’espansione che ha causato una crescita forse eccessiva, un rapido sviluppo globale del mercato dell’arte, che ha portato a un eccesso dell’offerta rispetto alla domanda, determinandone una condizione di malattia, non del tutto asintomatica.