Come cambierà il mercato dell’arte dopo la pandemia?
Dopo la chiusura forzata causa di musei, fondazioni e gallerie d’arte, con mostre cancellate e opening sospesi, fiere annullate o posticipate all’autunno, da qualche giorno è iniziata la Fase 2, che in Italia prevede, dal 18 maggio, la riapertura anche del sistema arte. Ma, non potrà ripartire come lo conoscevamo. Negli ultimi decenni la globalizzazione del mercato dell’arte aveva già portato a una diversificazione dell’offerta e della modalità di acquisto e il lockdown ha contribuito a una “migrazione” nelle piattaforme online, sostituendo gli eventi con viewing room e presentazioni sul web. Le case d’asta si sono trasferite esclusivamente in digitale, con risultati positivi: Sotheby’s, Phillips e Christie’s hanno registrato un importante incremento di vendite on line, ma il trend positivo riguarda anche le case d’asta italiane, da Finarte a Cambi, da Bolaffi a Wannenes, da Blindarte a Boetto. L’emergenza ha fatto sì che alcune fiere siano state cancellate o spostate in autunno, mentre altre – come ad esempio Art Basel Hong Kong – sono state digitalizzate. La Viewing Room di Frieze New York ha visto numerosi acquisti di opere importanti. Tra gli altri il dipinto di George Condo, Distanced Figures 3, è stato venduto per 2 milioni di dollari dalla Galleria Hauser & Wirth e, tra i grandi classici, un olio del 1963 di Robert Motherwell, è stato venduto a poco meno di 2 milioni di dollari mentre Jean-Michel Basquiat ha fatto registrare 5,5 milioni di dollari per Untitled (Venus 2000 B.C.), opera del 1982, venduta da Acquavella. Cosa potrà cambiare nel mercato dopo la pandemia? Sicuramente i grandi nomi del contemporaneo americano ed europeo continueranno a dominare la fascia alta del mercato, così come gli Impressionisti e alcuni autori italiani del secondo dopoguerra, ma non bisogna dimenticare, come sostiene il fondatore di Artprice Thierry Ehrmann, che “L’Europa costituisce un magazzino enorme di arte antica e come, di recente, alcuni artisti del XVIII e del XIX secolo hanno riscosso nuovi successi”. Per i grandi collezionisti che si lamentavano negli ultimi anni della mancanza sul mercato di opere di grande qualità, anticipiamo che nei prossimi mesi ritorneranno sicuramente sul mercato veri e propri capolavori. Fra i tanti si parla da febbraio dello smembramento, affidato a tre grandi gallerie americane (Gagosian, Pace e Acquavella) della collezione Donald B. Marron, dal valore stimato pari a 450 milioni di dollari. Non bisogna dimenticare, per quanto riguarda il mercato dell’arte, anche il dopo Brexit, che sicuramente vedrà altre capitali europee prendere il posto di Londra. Considerando il nostro grande patrimonio di arte, dall’antico al Novecento, forse l’Italia, con Milano potrebbe giocare un ruolo rilevante, o forse Parigi, considerando che Christie’s fa parte del Groupe Artémis – di proprietà del magnate francese François Pinault – e che Sotheby’s è stata acquistata lo scorso anno dal miliardario francese Patrick Drahi.