Qual è il reale valore di un’opera d’arte?
Nella speranza che vi stiate riprendendo a pieno dalla difficile primavera che tutti noi abbiamo attraversato, nella calma delle giornate meno frenetiche di agosto, scorriamo i risultati delle aste d’arte degli ultimi mesi, che hanno visto risultati record. Degni di nota in particolare i grandi autori del secolo scorso, tra cui un trittico di Bacon – venduto per 84,55 milioni di dollari – Liechtenstein a 46,242 milioni di dollari, Picasso a 29,2 milioni, Mirò a 28,2. D’altro canto pietre miliari dell’arte antica hanno raggiunto quotazioni notevolmente inferiori: Rembrandt 14,5 di sterline e un lavoro di Paolo Uccello 2,4 milioni di sterline, confermando ulteriormente la tendenza degli ultimi anni. Ma qual è l’autentico valore di questi lotti? A nostro avviso si tratta di un valore che non è solo quello di mercato, ma è essenzialmente culturale. Un valore che occorre attribuire a ogni opera di grandi artisti del passato, rispetto ad alcune opere di artisti viventi (non ultimo Jeff Koons, per esempio) magari vendute a cifre sbalorditive. Tutto ciò dovrebbe far riflettere su come la finanza, la globalizzazione, ma anche il mondo dei media, che in qualche modo ha spettacolarizzato l’arte dando l’immagine di un ambiente glamour per una ricca èlite e, soprattutto, l’incultura hanno facilitato la nascita di un collezionismo poco consapevole. Se un tempo il collezionista era soprattutto un appassionato d’arte e profondo conoscitore della materia, ora il collezionista è rappresentante di quel conformismo attento soprattutto ad affermare il proprio status symbol da una parte e interessato principalmente all’acquisto di opere facilmente riconoscibili dall’altra, ovvero sempre alla ricerca di consenso. I nomi sono infatti quasi sempre i soliti, altisonanti. Per fare bene il lavoro di Art Advisor occorre a nostro avviso conoscere e far conoscere, per poter valutare al meglio, tutto il mondo delle arti e degli artisti, anche quelli cosiddetti minori. Un collezionista ormai omologato a un certo tipo di gusto dettato dalla globalizzazione, attento soprattutto al valore finanziario e speculativo dell’arte. In tutto questo ci chiediamo quale dovrebbe essere l’approccio al collezionare in questo sistema globalizzato di diffusione dell’arte e quale possa essere il senso del collezionare se non vi è conoscenza e consapevolezza di cosa si acquisisce. Per questo crediamo che sia non solo importante, ma fondamentale, un’educazione all’Arte e alla storia dell’Arte fin dalle scuole dell’infanzia, soprattutto in un paese come il nostro dove la cultura figurativa è parte integrante della nostra storia.