Cripto Art tra investimento e bolla speculativa
Già da alcuni anni ha cominciato a farsi spazio la Crypto art, una corrente che propone opere esclusivamente digitali, legate alla tecnologia della blockchain, che possono essere comprate e collezionate. Ogni opera è firmata con un non-fungible token (NFT), sequenza cifrata unica che corrisponde alla firma dell’artista. Il mercato di questi oggetti digitali è aumentato costantemente negli ultimi anni e a oggi vanta un totale di vendite per 134.170 Ethereum (circa 280,93 milioni di dollari). Anche Christie’s si è mossa in tal senso con l’opera “Everydays: the first 5000 days” dell’artista Beeple, un collage digitale realizzato negli ultimi 13 anni e formato da 5.000 immagini. L’opera dell’artista, forte dei suoi 1,8 milioni di followers su Istagram e che vanta già collaborazioni con Apple, Nike e Louis Vuitton, oltre che, tra gli altri artisti, con Eminem e Katy Perry, ha raggiunto, con offerte anche in criptovaluta, la cifra record di 69,3 milioni di dollari, partendo da 100 dollari. Dopo il successo ottenuto con la vendita di Beeple, Christie’s proporrà in asta il 13 maggio i Cryptopunks, 9 di una prima serie di 1000 ritratti generati in modo casuale attraverso un algoritmo, realizzati in pixel art.
Certo la Crypto art è un fenomeno da non sottovalutare, che potrebbe portare all’estensione di nuovi mercati di nicchia, ma il dibattito riguarda anche la problematica fra il concetto di oggetto immateriale, il suo possesso e il relativo valore, per cui la proprietà privata dell’opera diventa un’informazione certificata. Tuttavia bisognerà chiedersi se questo fenomeno non possa essere solo una grande bolla speculativa. Il fatto che l’acquisto di una Crypto art venga pagato soprattutto in Ethereum rende evidente che il valore dell’opera risente anche della performance della criptovaluta, estremamente volatile.