Coronavirus: l’Arte diventa un bene rifugio

Il mondo sta rallentando a causa della pandemia legata al COVID-19, la Borsa è in ginocchio e, in tempi di crisi come questi, gli investitori cercano riparo nei cosiddetti Beni rifugio. L’Arte è senz’altro uno di quelli. Lo dimostrano le ottime vendite registrate al TEFAF di Maastricht, la più importante Fiera al mondo di Arte Moderna e Contemporanea che, prima di essere chiusa in anticipo l’11 marzo per contrastare l’emergenza sanitaria, ha offerto a collezionisti e investitori l’opportunità di acquistare alcune delle migliori opere d’arte disponibili sul mercato vendendo ad esempio, tra gli altri, un importante Boldini, “Banks of the Seine at Mont-Valérien” del 1877, valutato in un range di prezzo dai 170.000 ai 220.000 euro. Confermano questa tendenza anche le case d’asta: potenziando la possibilità di fare offerte attraverso i canali digitali per ovviare all’emergenza Coronavirus, stanno registrando ottime vendite. Il 5 marzo ad esempio quella di Christie’s a New York dedicata al Post War & Contemporary Art, con oltre 200 opere di maestri del Secondo Dopoguerra e grandi nomi dell’arte contemporanea dell’avanguardia più avanzata come Willem de Kooning, Josef Albers, Robert Indiana e Andy Warhol, ha visto battuti tutti i pezzi proposti. Nonostante la congiuntura economica quindi il mercato è vivace e, se l’acquisto è corretto, il suo valore rimane stabile, sottraendosi al delirio finanziario. Occorre però essere fini conoscitori e farsi supportare da Art Advisor d esperti del settore perché scegliere l’opera e l’autore giusto può essere più difficile che acquistare un diamante di qualità.